PERSONAGGI

Francesco Petrarca

Ad Arquà, tra la quiete dei Colli Euganei, Petrarca trovò l’ispirazione per donare immortalità alle sue parole.

Francesco Petrarca

Francesco Petrarca

Nascita: 20 luglio 1304, Arezzo
Morte: 19 luglio 1374, Arquà Petrarca

Francesco Petrarca nacque ad Arezzo nel 1304 da una famiglia fiorentina in esilio. Trascorse l’infanzia tra Pisa e Avignone, dove si formò in un ambiente culturale vivace. Studiò diritto a Bologna dal 1320 al 1326, ma sviluppò presto una vocazione letteraria, frequentando circoli intellettuali e stringendo amicizie importanti. Dopo la morte del padre, tornò ad Avignone e si mise al servizio della famiglia Colonna, iniziando anche a viaggiare in Europa.

Nel 1327 conobbe Laura, musa ispiratrice del Canzoniere, la cui morte nel 1348 lo segnò profondamente. La sua fama crebbe fino all’incoronazione poetica a Roma nel 1341. Trascorse gli anni successivi tra varie città italiane, collaborando con importanti corti e svolgendo missioni diplomatiche.

Nel 1369 si stabilì ad Arquà, tra i Colli Euganei, dove visse gli ultimi anni con la figlia Francesca. Morì nel 1374 e fu sepolto nella chiesa di Santa Maria Assunta, per poi essere trasferito nell’arca oggi visibile nel piazzale della chiesa.

Francesco Petrarca da Padova ad Arquà

Immaginiamo un uomo che ha visto il mondo, che ha dialogato con re e papi, che ha toccato il culmine della gloria poetica venendo incoronato in Campidoglio. Quest'uomo è Francesco Petrarca, il quale verso la fine della sua vita, scelse come rifugio, un luogo di pace e riflessione che sarebbe rimasto eternamente legato alla sua memoria: la provincia di Padova, tra l'elegante città del Santo e i dolci declivi dei Colli Euganei.

Francesco Petrarca a Padova

Padova: un crocevia di saperi e protezione

Il legame di Petrarca con Padova non fu estemporaneo, ma si riconfermò in diversi momenti della sua esistenza, specialmente negli ultimi anni. La città dei Carraresi, signori illuminati e amanti delle arti, offrì al poeta un ambiente stimolante e soprattutto sicuro. Dopo i turbolenti anni della Peste Nera e le continue peregrinazioni per l'Europa, Petrarca trovò a Padova un porto, la "patria" ideale in cui dedicarsi agli studi e alla revisione delle sue opere monumentali.

Non era solo una questione di protezione politica; Padova era all'epoca un centro culturale vibrante, con una delle università più antiche e prestigiose d'Europa. Qui, Petrarca poté frequentare uomini dotti, accedere a ricche biblioteche e continuare la sua instancabile ricerca di testi antichi, un'ossessione che lo accompagnò per tutta la vita. I suoi soggiorni padovani non furono mai statici; il poeta viaggiava, tornava, ripartiva, ma la città rimaneva un punto di riferimento costante, un luogo dove le sue idee e la sua vasta cultura trovavano terreno fertile.

Nel 1349, gli viene dato un canonicato presso il capitolo della Cattedrale di San Prosdocimo.

Fu il signore di Padova, Jacopo II da Carrara, a donargli questo beneficio ecclesiastico, che includeva una rendita annua e l'abitazione, parzialmente ancora esistente in via Dietro Duomo 26/28 (oggi proprietà della Diocesi di Padova ed è chiusa ai visitatori).

Agli inizi del 1350, Padova richiama Petrarca per un momento di grande importanza storica e religiosa: la solenne traslazione delle spoglie di Sant'Antonio nella loro nuova e magnifica dimora. La cerimonia è imponente, con presenze illustri: il Cardinale Guido de Boulogne, delegato pontificio e testimone della gratitudine papale per lo scampato pericolo della Peste Nera, affianca Jacopo da Carrara, il vescovo e il patriarca di Aquileia. Ma il culmine arriva quando lo stesso Petrarca, in un gesto di profonda venerazione, colloca con le proprie mani il mento del Santo all'interno di un reliquiario di grande valore artistico.

Francesco Petrarca ad Arquà

È ad Arquà che Petrarca si dedicò con particolare lena alla revisione del suo capolavoro, il Canzoniere, ma anche ad altre opere fondamentali come i Trionfi. La pace dei luoghi gli permise di affinare la sua lingua, di limare versi, di rileggere e correggere con quella cura filologica che lo ha reso un precursore degli umanisti.

Petrarca e il testamento

Ad Arquà, il letterato viveva con la sua famigliola, la figlia Francesca, la nipotina Eletta e il genero Francescuolo da Brossano. Quest'ultimo sarà l'erede dei suoi beni, tranne alcuni che assegnerà ad altri destinatari, come sancisce il testamento redatto a Padova nel 1370. Per esempio, destinò 50 fiorini d’oro di Firenze a Boccaccio per l’acquisto di una veste invernale da indossare nelle ore di studio e di meditazione notturna, il suo liuto a Tommaso Bombasi "purché lo suoni”, e ancora venti ducati al servo Pancalo, che non dovevano però essere usati per il gioco d'azzardo.

Petrarca e la dieta

A fine giugno del 1370, dopo che una sincope l'aveva colpito durante un viaggio per Roma, costringendolo a tornare indietro, l’amico e medico Giovanni Dondi gli inviò una lettera di consigli sull'alimentazione. In particolare gli diede alcune precise indicazioni: non mangiare più carni e pesci conservati sotto sale e verdure crude, rinunciare all’abitudine del digiuno, mangiare frutta e bere acqua. La lettera originale della risposta di Petrarca all’amico è conservata nella Biblioteca Antica del Seminario Vescovile di Padova, si può vedere la copia digitale qui.

Opere continuate negli anni 1370-1374
Già nel 1366/67 il suo copista di fiducia, Giovanni Malpaghini aveva iniziato la trascrizione delle poesie volgari di Petrarca sui fascicoli che contenevano la versione definitiva del Canzoniere. Vi si era dedicato poi il Petrarca stesso. Quando Petrarca giunse ad Arquà, la raccolta contava 300 testi, di cui 230 nella prima parte e 70 nella seconda. Di tanto in tanto, negli ultimi anni di vita,  selezionava gli ultimi componimenti da inserire, tra i tanti che aveva scritto. Probabilmente è ad Arquà che decise quale dovesse essere il componimento finale della raccolta e decise quindi di scrivere o terminare il componimento “Vergine bella, che, di sol vestita”.

Petrarca aveva già scritto quattro Triumphi, quelli dell’amore, della Castità, della Morte e della Fama, sui quali torna a lavorare nel periodo arquatense. Lavora anche alla raccolta delle Senili, le sue lettere più tarde, rendendole un componimento distinto dalla precedente raccolta delle Familiari. Nel luglio del 1374 aveva realizzato una raccolta di 17 libri totali, con l’aggiunta di una lettera ai Posteri che però non riuscì a trascrivere in bella copia prima di morire. Gli amici padovani che avevano il compito di sistemare le sue carte dopo la morte, non sapendo bene cosa farne, non lo inclusero nella raccolta. 

Ritratto di Petrarca

Nella descrizione del proprio aspetto fisico e dello stato di salute, Petrarca si definisce: "agile da giovane, piacevole ma non bello, con vista acuta fino alla vecchiaia, e una salute eccellente rovinata solo dall'età". Pur avendo ceduto all'incontinenza in gioventù, riuscì a vincerla intorno ai quarant'anni. Il suo autoritratto prosegue con la descrizione dell'indole morale e delle esperienze. Disprezzava la ricchezza e i banchetti, ma apprezzava la compagnia a tavola. Ebbe un unico grande amore, Laura. Si ritiene umile, sempre pronto a perdonare le offese, e leale nelle amicizie. I dolori più grandi della vecchiaia furono le perdite degli amici. Pur frequentando personaggi importanti, ha sempre mantenuto la sua libertà. La sua intelligenza era equilibrata, non acuta, e si dedicava agli studi onesti, con particolare predilezione per la filosofia morale e la poesia.

Ultima lettera 

Poichè era venuto a sapere che l'amico Boccaccio non aveva ricevuto tutte le lettere che gli aveva spedito nell'ultimo anno, Petrarca gli invia una copia di tutte le lettere non ricevute, con una missiva di accompagnamento: è l'ultima lettera redatta dal poeta prima di morire.
E’ molto toccante leggere alla fine della lettera un saluto agli amici e alla sua cara attività della scrittura “Valete amici, valete Epistole. Addio amici, addio mie lettere", forse le ultime parole scritte da Petrarca.

La morte

Il 18 luglio 1374 lo colpì uno dei suoi ormai frequenti attacchi, e questa volta, poco dopo la mezzanotte, spirò. Al funerale tenutosi il 24 luglio, parteciparono Francesco il Vecchio da Carrara e un gran numero di ecclesiastici. 

La vita quotidiana ad Arquà

La routine di Francesco Petrarca ad Arquà era scandita da lunghe ore di lettura e scrittura, interrotte solo da passeggiate meditative. Lo si può immaginare uscire dalla sua casa, sita nella parte alta del borgo, per sostare presso la Loggia dei Vicari, dove prendeva parte ai consigli cittadini. Al suono della campana, entrava nell’Oratorio della Santissima Trinità per una preghiera. Poteva quindi proseguire verso il basso per partecipare alla messa nella Chiesa di Santa Maria Assunta, non prima di aver bevuto un po’ d’acqua alla fonte che raccoglieva nel centro del paese le acque dei rii e dei calti euganei.